il mese di marzo si caratterizza come “tempo di Quaresima” pertanto mi sembra opportuno lasciarsi condurre per mano da quanto la Parola di Dio vorrà suggerirci e lasciare che lo Spirito Santo porti anche noi nel deserto per parlare al nostro cuore, anche se è inevitabile passare attraverso il vaglio della tentazione.
Il Papa defunto Benedetto XVI ci ricordava che “La Quaresima è un’occasione di deserto che possiamo vivere intensamente, il deserto è il luogo del silenzio, della povertà, dove l’uomo è privato degli appoggi materiali e si trova di fronte alle domande fondamentali dell’esistenza, è spinto ad andare all’essenziale e proprio per questo gli è più facile incontrare Dio.
Riflettere sulle tentazioni (I domenica di Quaresima) a cui è sottoposto Gesù nel deserto è un invito per ciascuno di noi a rispondere ad una domanda fondamentale: che cosa conta davvero nella mia vita? Il nocciolo delle tre tentazioni che subisce Gesù è la proposta di strumentalizzare Dio, di usarlo per i propri interessi, per la propria gloria, per il proprio successo. E dunque, in sostanza, di mettere se stessi al posto di Dio, rimuovendolo dalla propria esistenza e facendolo sembrare superfluo.
Ognuno dovrebbe chiedersi allora: che posto ha Dio nella mia vita? È lui il Signore o sono io?”.
Anche Papa Francesco nel messaggio per la Quaresima di quest’anno ci insegna che: “L’ascesi quaresimale è un impegno, sempre animato dalla Grazia, per superare le nostre mancanze di fede e le resistenze a seguire Gesù sul cammino della croce. Proprio come ciò di cui aveva bisogno Pietro e gli altri discepoli. Per approfondire la nostra conoscenza del Maestro, per comprendere e accogliere fino in fondo il mistero della salvezza divina, realizzata nel dono totale di sé per amore, bisogna lasciarsi condurre da Lui in disparte e in alto, distaccandosi dalle mediocrità e dalle vanità. Bisogna mettersi in cammino, un cammino in salita, che richiede sforzo, sacrificio e concentrazione, come una escursione in montagna”.
In un tempo come il nostro in cui Dio è stato tolto dalla storia contemporanea del pensiero e della vita, per noi cristiani si impone con forza e chiarezza la domanda su Dio.
Dobbiamo avere il coraggio di testimoniare con la nostra vita che il cristianesimo è un evento che irrompe nella storia e mobilita delle persone che lo accolgono con la conseguenza di sviluppare una visione della realtà e una modalità di affrontarla per cambiarla. Questo fatto è Gesù Cristo, è un evento non una dottrina. Il cristianesimo è l’incontro personale con Cristo nella comunità cristiana. Un evento impensato che si impone nella storia personale, sociale e civile di questo mondo. Non c’è un modo di affrontare l’umano come il cristianesimo, è molto realista e non ideologico. L’incontro con Cristo è il punto di partenza.
Perdere di vista questa prospettiva vuol dire ridurre la fede ad una “religione” e quindi relegarla solo nella sfera intellettuale che, rischiando di diventare ideologia, uccide la fede anziché alimentarla e quindi trasmetterla.